Sono ghetti, sempre più angusti,
le dimore dei deboli,
degli esseri diversi,
umani ed animali,
uniti nel destino
d’una occulta estinzione.
Senza requie e dovunque,
il signore della terra,
la belva feroce,
che di forza fa diritto,
invade ogni confine,
a creare altri conflitti.
E’ pur vero,
nella legge di natura,
che l’esser forte
è di vita privilegio,
che il minore ha segnato
di morte il suo destino.
Io, che belva pur sono,
dispero e resto afflitto
dall’abuso smisurato
che, reso un diritto,
dimentica l’amore
e di morte s’ammanta.
Scompaiono così,
nel silenzio dei frastuoni,
i deboli e i diversi
in un mondo ferito
che nel tempo che corre
più misero diventa.