Sala d’attesa

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Nella sala d’attesa
d’una stazione remota
relitto impregnato
dell’odore perenne
di ferro e di chiuso
seduto s’una panca
che pare di chiesa
sento la pioggia sottile
battere le pensiline
con lo stesso rumore
del dolore sui pensieri.
Guardo, da quel chiuso
mantato di grigio
e di scuro
la corsa veloce ed ignota
di treni illuminati
che di quella stazione
non sapranno mai.

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