Capodanno 2019

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Mi ero ripromesso il silenzio, visto che in tanti fanno discorsi, per lo più a sproposito, ma poi non ho resistito e chi vorrà potrà leggere il mio sermone.

L’augurio di felicità è il più frequente in questo giorno e stamattina riflettevo su come sia difficile, improbabile e fugace esserlo per l’uomo. Troppi sono i legami, le invisibili corde che legano il sorriso. Mi domando quanti stasera resteranno soli o, peggio ancora, obbligati lontano da chi vorrebbero vicino. 

L’eterna lotta tra amore e libertà raggiunge in questa notte il suo picco estremo, dispensando a tanti ceneri di malinconia. 

In questo tempo di lividi muri di odio, intolleranza, becera semplificazione mi sembra che il trascorrere degli anni abbia soltanto modificato il contorno, lasciando nell’oblio la strada che possa renderci più felici.

Non voglio giudicare, mettermi su d’un piedistallo, incorro anche io da tempo negli stessi errori e godo soltanto di rari e fugaci frammenti di gioia. Ricordo sempre le parole di mia madre che ad ogni mio entusiasmo nell’accumular di cose mi rispondeva: figlio mio sei un maestro a complicarti la vita. Ogni volta che ci penso riconosco la saggezza di quelle parole.

La complessità del mondo che ci circonda opprime l’anima, sommergendo la leggerezza che è fonte primaria di serenità e gioia. 

L’informazione quotidiana su quanto accade oltre i confini dei nostri sensi, della nostra esperienza diretta, appanna la speranza degli animi sensibili, consapevoli dell’incertezza di un futuro sereno. 

La mutilazione della terra avanza come una gangrena inesorabile, mentre governanti e potenti continuano a suonare la loro musica come fossero l’orchestrina del Titanic. 

Forse per questa difficoltà dell’esser felice l’uomo, nelle sue differenti culture passate e presenti, ha sempre cercato un viatico di oblio, l’obnubilante della memoria e della coscienza, per aprire una porta su di una realtà di diversi colori. 

Stanotte aiuteranno bollicine e vini fermi, canne e spinelli per non dire dell’oltre e dell’altro che non mancherà d’esserci nelle orge dell’oblio. 

Già vedo lo storcersi dei nasi su tanto pessimismo, allora vi lascio con una nota buona, di ottimismo…

Coltivare la bellezza é una strada, cercare la consapevolezza della nostra natura è una strada, semplificare è una strada ma non quella farlocca, che soltanto nasconde la complessità, quella vera, del potatore sapiente, che rimuove per davvero il superfluo ed il dannoso, concedendo il passaggio dei raggi del sole oltre le ombre dei rami. 

 

31 dicembre 2018

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