Fuori la porta

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Ho salito lentamente
le scale verso la porta tua
in allegra incoscienza
col sangue che sempre più
mi batteva alle tempie
ma sempre più molli
ammonivano le gambe mie.
Ed ora sono qui
così frastornato
fermo e seduto
sull’ultimo gradino
ho come il terrore
a bussare quella porta
che tanto ho bramato.
Ho mille contrasti
nella mente annebbiata
mi sento come il vento
a ridosso d’un’isola
che sul mare cambia
ad ogni momento
direzione e forza.
E monta il desiderio
di bussare forte
ed esser presente
come sempre vorrei
finalmente accolto
ancora tremante
nel seno tuo sognato.
Poi monta invece
uno nuovo sconforto
perché mai vorrei
che tu debba scegliere
nell’essere stravolti
di portar sulle spalle
il peso della mia vetustà.
Così passo i miei giorni
immobile fuor dell’uscio
in un’attesa ansiosa
e resto a parlarti
da una porta che ancora
ho paura d’aprire.
Poi mi domando sempre
quanto di tal tumulto
tu stessa stai vivendo
e quanto di me traspare
ma stigmate di un’esistenza
piegano quel cammino
del volere una possibilità.

7 gennaio 2018

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