Ricordate la frase di esordio di Jepp Gambardella ne “La grande bellezza” di Sorrentino?
“L’odore delle case dei vecchi”
Io credo che a molti di voi sia apparso nel naso andando a trovare vecchi nonni che vivevano da soli…perché una citazione, nell’arte, non è mai casuale.
Ieri l’ho sentito di nuovo, dopo un tempo lunghissimo, per il triste commiato alla salma di un vecchissimo amico di famiglia, non era presente ovunque, si sentiva di più nei luoghi recessi di quella casa.
Non mi sembra si possa paragonare a quello delle case disabitate e vuote, non so cosa sia quel che capace di produrre un odore, così particolare, da rimanere impresso nella memoria più remota di chi lo sente.
Non credo nemmeno dipenda dalla percezione distorta da un pensiero di vecchiezza che nasce quando tutto il contorno trasuda di un’essenza vetusta.
Sarà forse il modo di cucinare o di pulir casa, l’alito delle persone che nel tempo si accumula e deposita in stanze dalle finestre più chiuse del solito, per aversi quell’odore nessun giovane deve esserne stabile abitante io credo.
Non mi pare sia odor di medicine, che io ben conosco, pur essendo normale che i vecchi ne prendano e tante.
Ha forse odore la polvere stantia che si mescola al trasudar dei legni di mobili vetusti?
Eppure in luoghi e tempi assai diversi quell’odore m’è tornato nel naso, perfettamente identico, come stampato nelle memoria sin da ragazzo, svegliando nella mente mia il senso di un trascorrere immutabile che quasi mi proiettava nella forma di quell’essere intermedio, tra la vita trascorsa ed il morire incipiente. L’odore era uguale ma io assai diverso.
20 marzo 2018