
Come campo ingiallito
 dall’estate trascorsa
 l’acqua di vita
 pur lenta, m’abbandona.
Con essa, il sogno
 ormai sfocato, s’allontana
 si tende in me l’elastico
 tra ciò che voglio e sono.
Diviene
 inesorabile, il morire
 lo combatto, perdente
 aggrappandomi al pensiero.
Padrone delle gabbie
 dorate del mio tempo
 vorrei correre l’ultimo
 come schiavo di libertà.
30 giugno 2013
		




