Confuso tra buche 
fatte pozzanghere 
da un inverno 
di parole urlate 
e veleni d’odio 
cosparsi su teste vuote 
quasi dispero 
d’una vera primavera.
Eppur guardo 
le gemme in attesa 
ignare degli orrori
che m’affliggono 
quasi un monito 
di eterno essenziale 
di notti e di giorni 
di alterne stagioni.
Così ammonito 
rammento te 
anima bella mia 
e la libera bellezza 
che impariamo a cercare 
spogliandoci di croste 
di fango e di sangue 
con cui il tempo 
c’ammanta. 
E la rabbia mi prende
che sia soltanto 
un sogno notturno 
la felice leggerezza 
nutrita dal poco 
e invece capace 
d’un grande star bene.
8 febbraio 2018
 
		
