Un contadino dell’ottocento, mediamente, non sapeva leggere e scrivere, forse nemmeno la maggior parte degli artigiani di quel tempo erano in grado di farlo, tuttavia sia il contadino che l’artigiano conoscevano perfettamente le cose che facevano e le facevano con la coltura millenaria ereditata dai loro padri.
il sistema era semplice ed i fattori in gioco non contenevano le infinite variabili di oggi, certo c’erano le carestie, le malattie con le quali loro, come i loro padri, dovevano fare i conti.
Oggi trovare un analfabeta in senso stretto è cosa eccezionale.
Tuttavia nel tempo il sistema si è “arricchito” di una infinità di nuove variabili, ignote ai più per gli effetti.
Le cose da sapere son molte di più ed il saper leggere e scrivere è davvero poca cosa, così noi tutti, anche se laureati, poco conosciamo delle cose che facciamo e degli strumenti che utilizziamo…come fossimo tutti dei neoanalfabeti.
Il peggio è che questo accade in larga misura anche per chi ha un notevole potere nelle proprie mani e, da perfetto ignorante, agisce per se e per chi subisce le ricadute delle sue decisioni.
Lo sviluppo sconsideratamente rapido del secolo scorso e di quello che stiamo vivendo porta anche questo scompenso: il fare senza sapere davvero cosa e le relative conseguenze.
Più alto è il potere più alto è il livello di ignoranza relativa di chi ne è in possesso…poveri noi.
La democrazia, in cui il voto determina parte del futuro di tutti, non funziona se il popolo è ignorante e troppo facilmente può essere manipolato dai sistemi e dai poteri.
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