Frammenti di memoria procidana

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 Un piccolo bus, goffo e rotondo
sfila sicuro, in stradine più strette di lui
brillano di fantasia
i miei occhi felici di allora
io seduto sul cofano motore, caldo
al fianco d’un autista scamiciato.
La pietra irregolare delle strade
luccica e riflette il sole
come mare crespo di vento.

Isole di campagna
dietro i muri delle strade
tempestate di viti
carciofi e pomodori
sotto l’ombra perenne di gialli limoni.
Gli animali, i loro odori
conigli, galline, maiali
asini da basto, talvolta
i cavalli da carrozza impennacchiati.

Sabbia nera, cocente al sole
l’odore di alghe spiaggiate
ricordo le pulci di mare
che saltano ai miei passi.
La schiuma frizzante
dei cavalloni di ponente
le fantasie di pesca
retino e secchiello
i granchi torturati
infantile, curiosa incoscienza.
Il mare calmo
nel porto sottovento
le barche da pesca
allacciate agli anelli di banchina
antichi di ruggine
i nodi che, già allora, studiavo
per il sogno della barca che volevo.

Le case, tutte diverse
sedute nella platea dei porti
Marina grande
dritta come un muro
Corricella, magica di silenzio
giù, nella calma perenne
sotto l’austero sguardo
di alte, antiche mura
Chiaiolella, piccola, raccolta
calda del sole del sud
che rende l’estate all’inverno.

I campanili, a rintoccare i quarti
unico segno del tempo
che invece sembra fermo.
Il silenzio della notte
a passeggiare
nell’eco delle strade vuote
lo sguardo in su, ad ammirare
i gechi a caccia sui muri illuminati.

La magia d’un cimitero, bello
adagiato sul mare
a rendere la morte meno triste
vicina alla vita
che vibra d’estate
nella spiaggia sotto al muro.

Ricordo il mistero
di Vivara, sgombra di umani
unita alla madre dal cordone del ponte,
quasi un miracolo selvaggio
agli occhi di un ragazzo
la casa al suo centro, struggente
oggi ferita, quasi morente.

I volti e gli odori diversi
di pescatori e contadini
tutti segnati di rughe e di colore,
dal sole vissuto senza tregua.

Ricordo mio padre
felice di quella patria
scelta come madre e sorella
ricordo le serate felici
di vino e di canto.
Ricordo mia madre
custode dolcissima
di quella nostra gioia.

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