Mi affaccio ogni giorno
sulla tua pelle lontana,
scruto gli occhi nascosti
i muscoli sciolti e poi tesi
sotto il candore che abbaglia.
Provo a leggere te
come in un bianco foglio
su cui non vuoi scrivere mai.
E’ forse che a volte
mi sembri lo specchio
in cui cerco il fantasma
di quel che non sono
e che tanto vorrei.
Perché tu, come me,
rimescoli la carne
nelle curve del pensiero
voli più solitaria
in dimensioni diverse,
nella nausea dell’oggi,
sovrana dei sensi,
sei l’essenza nell’assenza.
Mi spaventa l’idea
che un giorno finisca,
potrei essere io
potresti esser tu
a tagliare quel filo
di cenere e fiamma
della trama di voglie
che abbiamo tessuto.
Vorrei la salvezza
delle pozioni di strega
per sciogliere i nodi
che mi stringon la gola
nella assenza di te.
Acqua che al fuoco s’alterna
cenere, che avvampa di nuovo,
e acqua ancora e cenere,
sei la luce ed il buio
il sole e le nubi oscure.
Mi srotolo inerme
quando m’affaccio su te
mentre compi ogni giorno
una vita che non so.
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