Se stesse arrivando

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 Quante volte ho giocato
nel parlar di lei
quante volte l’ho sfidata
negli anni dei boccioli
come fosse sì lontana
da sembrare un mai.
M’ha sfiorato poi
coi suoi gelidi venti
portando via le radici
e poi rami preziosi
ed ogni volta ha scosso
un singulto di pensiero.
Mi pare il suo
un divenire implacabile
talvolta improvviso
come colpo di pistola
più spesso erosione
come goccia sulla pietra.
Quelle gocce ora
le sento più acide
a dar nuovi morsi
sulle mie carni provate
dall’incuria accidiosa
dalla smania dei sensi.
Sento un nuovo accadere
ignoto ed insidioso,
il suo gelido respiro
mi pare che s’accosti
col ticchettio angosciante
d’un metronomo nero.
Se fossero i prossimi
gli ultimi concessi
dopo i giorni sprecati
nell’insulto di me,
a cosa fare e come
comincerò a pensare.

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