Mi sono sforzato negli anni trascorsi a scrivere di famiglia e di bellezza per questo giorno, ora, ve lo devo dire, mi risulta un po’ difficile.
È trascorso un anno di grandi cambiamenti in Italia e nel mondo e, devo dire, assai poco mi piacciono, perché proprio il nostro mondo “civile” si avvia in una decadenza di paura e chiusura che mi lascia sperare assai poco.
Il Natale, per chi ha aperto qualche libro, non è una festa originale “cristiana” ma un rito di nascita e rinascita che trova segni in altre culture e tradizioni certamente antecedenti.
In questo tempo di dominio dell’ignoranza e della presunzione i tanti sostenitori del “neosovranismo” si siederanno a tavola inneggiando alla tradizione, nell’ipocrisia di un tradimento del vero messaggio cristiano.
Le strade di Riace si sono svuotate di quel messaggio di speranza, di quel modello di integrazione che pure era stato indicato come un modello. La legge è stata brandita come una spada per distruggere quel simbolo.
Gli accadimenti del nostro tempo sono molto, molto complessi al punto da essere per i più incomprensibili e, come sempre, di fronte a ciò che non capisce l’umanità si chiude nella paura ed offre lo scettro ai furbi semplificatori, che mostrano con sconcertante sicumera la magica soluzione tanto facile da comprendere per i poveri di spirito quanto dannosa negli effetti.
Mentre qualcuno ha spropositatamente inneggiato all’abolizione della povertà, io vorrei augurarmi ed augurarvi un cammino che possa, pian piano, far decrescere l’ignoranza dilagante di popoli e governanti perché solo in questo ci può essere una speranza di futuro.
24 dicembre 2018