Incubo

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Francesco Lamagna
Francesco Lamagna

Nella notte insonne 

d’un pensiero oscuro

d’un nero senza luna e stelle

come ad incubo m’appare 

il branco informe 

di corpi grassi

son bianchi 

di pelle e di canizie

hanno gli occhi chiusi 

le fauci aperte

aguzzi i canini 

come di vampiro.

Pur ciechi e sordi 

lesti si muovono 

mai sazi i denti affondando 

nei giuguli inermi 

di mille neonati. 

Piangono silenti 

le vittime del pasto

con visi diversi 

di forma e di colore

ma non v’è il latte delle madri

per i figli innocenti di domani.

Ridendo, gli ingordi canuti

a spreco s’accalcano per bere 

alle poche fonti d’acqua pura

e a sfregio ancor vi versano 

i liquami del loro infame pasto.

Sembra un incubo d’inferno,

come fosse 

un mio disturbo della mente

eppure, a ben guardare, io vedo

in quei vampiri la falsa eleganza

di giacche scure 

e di camicie bianche

gli irti cancelli chiusi

delle case dorate dei potenti.

 

29 marzo 2015

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