Non è lo star fermo
che mi pare di morte,
né la corsa sfrenata
che si perde per strada,
è forse il lento cammino
che, ora dopo ora,
pennella i colori
sulla tela del vissuto.
E’ la lettura attenta
incosciente talvolta
dell’incontro e dei contorni
che incide la memoria,
l’attesa d’un angolo di strada
che ancora non s’è fatto.
L’ascolto delle voci
di occhi e di parole
è un concime del sentire,
è il lavoro delle mani
nel piacere del fare
che genera i frutti
come fossero d’alberi.
Ora son qui
non so se sereno
a domandarmi ancora
se ho corso troppo
se forse son fermo adesso
se altro si poteva
se altro si potrà.
13 novembre 2015