Una favola

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Nella notte
del tempo sospeso
nel bosco
delle fantasie occulte
due figure solitarie
andavano
il cielo mormorava
tuoni lontani.
Fu il lampo
a svelar le presenze
che stupirono
del non esser soli
un lampo ancora
e non fu paura
ma curiosi si rivolsero
incrociando quel cammino.
Dell’esser sì diversi
lo sapevano
e di star soli
avevano stanchezza
coi primi scrosci
si raggiunsero
un lampo ancora
per poter vedersi.
Un gobbo in palandrana
lui pareva
con un largo cappello
che tutto lo copriva,
lei tutta di foglie
si mostrava vestita
con gli scuri capelli
per celare il volto.
Tanta era la pioggia
che veniva giù
che corsero veloci
ad un riparo
trovarono un albero
sì immenso
che cavi aveva
più grandi di caverne.
Zuppa di pioggia
ormai la palandrana
e le foglie bagnate
cadevano da lei
fu magica luce
dal suo corpo nudo
quando furono entrati
in quel riparo.
Che stupore li colse
nel vedersi
tolse il cappello lui
e la palandrana
non era un gobbo
le ali lui copriva
lei era la strega
delle luci occulte.
La coda aveva lui
come un drago a metà
il volto umano
e bocca senza fiamme
che cominciò a versar
mille parole
che subiti s’avvolsero
sulla strega della luce.
Quella notte
non vide più il giorno
nell’incantesimo
delle parole calde
che correvano vaghe
sul quel corpo illuminato
e della luce
che avvolgeva il drago.
Le ali distese
a coprire quei corpi
che tutte mescolarono
le loro essenze magiche
ed al finir della pioggia
e della notte
i due nel nuovo dì
altra cosa saranno.

 

28 settembre 2015

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