Tu brandisci la clava al vento
come quando il piede diventò mano
per fare e costruire e invece
sembra che i secoli trascorsi
siano in te svaniti nel nulla.
Tu urli all’ignoto
perché hai voluto dimenticare
ogni cammino trascorso
ogni pensiero sbocciato
e nell’urlo ti sei perso.
Tu hai smesso di guardare
oltre il poco del tuo braccio
e vuoi prendere soltanto
un pane che non sfama
chino soltanto al tuo bisogno primario.
Tu stai distruggendo la bellezza
perché cieco e sordo
alle armonie millenarie
chiuso nel tuo guscio
solo, ti preoccupi di te.
25 settembre 2018