Una donna ogni 60 ore

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Una donna uccisa ogni 60 ore, sembra un bollettino di guerra, forse questa è davvero una guerra.
Questo è il dato dell’Italia, per fortuna con numeri ancora inferiori rispetto a molti altri paesi (https://www.huffingtonpost.it/2018/03/20/una-donna-uccisa-ogni-60-ore-18-vittime-dallinizio-dellanno_a_23390216/).
Si accendono i dibattiti sul cosa fare per impedire l’ulteriore crescita di queste morti, come supportare le potenziali vittime nel difficile passo della denuncia, certo serve anche questo.
Pochi, in verità, son capaci di entrare nel problema del perché uomini che “amavano” si ammalano in modo così grave da uccidere ed uccidersi talvolta.
Io lancio il mio pensiero, seppur consapevole del fatto che possa esser sbagliato ma parlano in tanti a vanvera e credo di averne diritto anche io, visto che almeno dico cose diverse.
Non credo che gli uomini di oggi, quelli che uccidono intendo, siano peggiori di quelli del passato, quelli del passato e molti del presente uccidono l’anima (https://ildragobuono.it/2017/04/24/lalito-del-drago/) solo che oggi in una maggiore libertà apparente più donne cercano di fuggire dalla gabbia.
Dove nasce l’amore malato? io credo che molto ci sia nella menzogna culturale in cui tutti noi cresciamo, nella non conoscenza o nella errata conoscenza della nostra natura, nella progressiva frammentazione in micro-famiglie del nostro tessuto sociale che nulla ha a che vedere con le nostre origini biologiche (https://ildragobuono.it/2017/01/13/la-famiglia-naturale-cose/).
I maggiori margini di libertà apparente del nostro vivere di oggi necessitano di un percorso di consapevolezza e ristrutturazione del pensiero sulla sessualità ed i rapporti, senza questa educazione e rieducazione una coppia chiusa in quattro mura corre un pericolo di follia molto elevato.
Nelle antiche famiglie allargate orizzontalmente e verticalmente (nonni e nipoti, zii e cugini per intenderci) c’era un filtro di controllo più diretto ed almeno qualche rischio in meno c’era. Non dico che sia la soluzione ma un indirizzo, consapevole del fatto che la costruzione di un profilo culturale diverso è una strada lunga ed impervia in cui gli ostacoli posti dalle religioni e dal controllo politico appariranno spesso insormontabili.
Vivere la libertà richiede molte consapevolezze, molte esperienze, ed uso una metafora per spiegarmi:
un cane nato randagio vive per strada la sua libera vita, sa attraversare la strada e procurarsi il cibo e tante altre cose sa, se un cagnetto vissuto nel controllo del guinzaglio e chiuso nelle mura di casa per tutta la vita d’improvviso fugge sulla via finirà presto schiacciato dalle ruote di un’auto oppure ucciso da un altro suo simile in una lotta che non immaginava.
Così oggi accade che, svincolati da regole sbagliate, uomini e donne cerchino strade e nel fuggir via senza indirizzi e conoscenze si scontrino con la tragedia.

21 marzo 2018

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