Sono muti
i viali del giardino
e chiuse
le finestre dei palazzi,
è una notte calda d’agosto
e non dilegua
seppure dimesso
il perenne brusio
della città.
Respiro così
la malinconia
degli affanni
andati nel nulla,
mentre nelle mura di casa
io m’aggiro
tra gli scheletri
delle tante passioni
assopite.
Mi prude la pelle
al sudore
come se avessi indosso
le vesti
del gelido inverno
e di tutto
vorrei spogliarmi
finanche dei cari ricordi.
Che forse nudo
e liberato vorrei
la restante mia vita,
qual viandante
senza nome
ma anche se questo
potessi
sempre sarà
il mio sottile dolore.
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