Mi avete chiesto

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19 settembre 2017

Mi avete chiesto di parlare sul vostro amore, vi siete fidate per amore. Cavolo!.. che responsabilità cercare le parole giuste per non essere banale, per non essere soltanto politicamente corretto, per dimostrare che l’amore di questa scelta è stato poi ben riposto.
Chi mi conosce sa bene cosa penso del matrimonio, un’unione che ipoteca il sentire futuro sulla base della passione presente, come fosse una scommessa che si vuole vincere.
Anche io l’ho fatta a suo tempo, sono qui con mia moglie dopo più di 33 anni, ci saremmo scannati a vicenda non so quante volte ma siamo qui, vuol dire che la scommessa si può vincere.
Il mistero dell’umana natura, la sua liberazione dagli schemi della storia culturale, la difficile ricerca di una strada che faccia convivere amore e libertà, concedendo nel tempo giorni di gioia e piena serenità, sono argomenti e pensieri che oggi occupano la mia mente più di forbici e bisturi, anche questo lo sapete ormai.
Che bello il coraggio di essere e combattere gli schemi, le regole decise da altri ed i pregiudizi che ne son figli…

Nessuno voleva credere
che ci fossero i cigni neri,
la norma era nel bianco
quasi ch’esso tutto fosse.
Tutti urlarono a quella vista
per la paura d’un diverso
che rompeva la quiete
di quella falsa verità.
Nessuno voleva credere
alle strade dell’aria
disegnate sul vento
del vivere in libertà.
Tutti avevan percorso
i binari del consueto
costruiti nel grigiore
del ripetersi infinito.
Nessuno voleva credere
all’amor che non possiede
per l’oscura ignoranza
della propria natura.
Tutti amavano le gabbie
della propria sicurezza
dove molti ne morivano
per dolor d’anima oppressa.

Se oggi fossi chiamato a dar consigli, non credo che i miei sarebbero più utili di quelli di qualunque altro, perché la strada che ciascuno percorre è la propria strada e quella di una coppia è la complessa articolazione delle diversità di coloro che la compongono.
Il rito della sabbia esprime bene questo concetto che per altro è sancito anche da leggi della fisica…la natura è così, assecondarla è una buona scelta, esserne consapevoli è anche migliore.
Mi rende felice vedere oggi possibile quel che qualche decennio addietro sarebbe stato impensabile, si sono fatti passi in avanti anche se non sempre il contorno della gente lo accetta nell’intimo del sentire.
Molte volte ho detto che l’amore e il matrimonio non sono necessariamente conseguenti, l’amore è poesia, il matrimonio è cosa pratica, un contratto, eppure forse se ne può far poesia, io ci ho provato…

Mi occuperò di te
coltivando il tuo sorriso
con le parole gentili,
come fosse l’acqua chiara
su di un fiore delicato.
Ti scalderò la pelle
come il sole d’inverno
nel cristallo di tramontana
e sarò brezza di mare
nel fuoco dell’estate.
Ti regalerò l’assenza
per farti vivere lo spazio
dei tuoi cassetti nascosti
e per donarti un tremito
per desiderio ed emozione.
Ci sarò senza che tu lo chieda
e non dovrai dire altro
perché imparerò nei giorni
ad esser dentro te
a carezzare la tua libertà.

Poi ci saranno giorni bui, perché mai il sole splende senza interruzione e, se così non fosse, non si avrebbe la gioia del vederlo, così, nella strada che si percorre insieme, ci sarà da ricucire gli strappi ed io credo che si possa fare così…

No, non ti chiedo perdono,
se la strada s’è allontanata
è che per un tempo
eravamo rivolti altrove,
accade in due e allora
non ti chiedo perdono.
Invece è meglio capire
che non è errore l’errare
che c’è l’esser soli
nel correre la vita
anche nella strada comune.
Non ti chiedo perdono
perché voglio camminare
senza guardarti da sotto,
non ci son penitenze
che il tempo possa dileguare.
E’ un difficile passo
ma l’unico a farsi
se ancora vogliamo
un cammino di abbracci.

Sto parlando della vostra unione come se diversa non fosse perché per me non lo è, l’amore non ha genere e ciascuno di noi è mescolanza di apparenti opposti, corriamo al vita per capirci ogni giorno di più senza riuscirci mai per davvero, in due è più complicato ma anche più divertente.

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